Ditemi, si tratta di una fotografia o di un dipinto?
Non fatevi ingannare, si tratta di un dipinto, precisamente Capricci di Luciano Ventrone. Classe 1942, attivista delle lotte studentesche del ’68, artista a tempo pieno, Luciano Ventrone viene ascritto alla corrente denominata fotorealismo o iperrealismo. Si tratta di un genere di pittura, nato negli anni Settanta negli Stati Uniti e diffusosi in Europa nel decennio successivo, basato sulla riproduzione di un soggetto fotografico. L’immagine, ingrandita il più possibile, viene riprodotta con maniacalità di dettagli cercando di essere più fedeli della normale percezione che si ha del soggetto in questione.
Sia che si tratti di nudi, di marine, di nature morte, di ritratti, i soggetti scelti da Ventrone vengono riprodotti con esasperante lucidità. Nulla sfugge allo sguardo sapiente del pittore, alla sua mano virtuosa e alla luce che fa vivere e rinascere ciò che già siamo certi di conoscere senza, in realtà, averne compreso appieno le potenzialità. È come se dettagli infiniti e infinitesimali ci fossero sfuggiti per essere da lui colti e riportati a coscienza e conoscenza. Una sorta di svelamento lucido, consapevole e, a volte, beffardo; una caduta – in senso schopenhaueriano – del velo di Maya per cogliere e contemplare – divina concessione – l’essenza autentica delle cose. Ventrone non è l’unico rappresentante di questo genere, ma gli va riconosciuta un’abilità superlativa e l’aver concepito un nuovo modo di osservare e intendere la natura (mentre altri artisti della stessa corrente come – Chuck Close o Duane Hanson – si sono per lo più dedicati a cogliere soggetti nelle loro attività quotidiane) e, soprattutto, ha sviluppato nuovi mezzi tecnici ed espressivi che segnano un ulteriore passo avanti nell’evolversi delle tecniche artistiche.