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Adelphi, Albi illustrati, Anna Castagnoli, Babalibri, Bettelheim, Emme edizioni, Harper&row, Ilsole24ore, Maurice Sendak, Max, Nel paese dei mostri selvaggi, Where the wild thinghs are
Quella sera Max si mise il costume da lupo e ne combinò di tutti i colori… e anche peggio.
La mamma gli gridò: – MOSTRO SELVAGGIO! – e Max rispose: – E IO TI SBRANO -.
Così fu cacciato a letto senza cena.
Questo l’episodio da cui parte Maurice Sendak per raccontarci l’avventura catartica di Max “Nel paese dei mostri selvaggi“.
Alzi la mano chi da bambino (e non solo!!!) non ha provato mai (nemmeno una volta!) il prepotente istinto di sfidare e sovvertire l’autorità materna trasgredendo un ordine o una punizione. Max fa questo. A fronte dell’imperativo materno erge il proprio: passaggio imprescindibile per affermare la sua indipendenza. Così salpa verso un posto lontano, raggiunge il Paese dei Mostri Selvaggi e – di diritto – ne diviene il re. Non solo. Da perfetto leader carismatico da il via a una ridda selvaggia: un’intera notte di danze, urla, canti da fare in gruppo così che sia più facile identificarsi l’un l’altro e la catarsi sia, ancora, più efficace. All’alba, stanco e svuotato, dopo aver mandato i mostri selvaggi a letto senza cena (la stessa punizione imposta a lui dalla mamma!), riemerge in Max la solitudine e il conseguente desiderio di ordine, di rassicurazione affettiva. Abbandona i mostri e, guidato dal profumo della cucina materna, torna a casa e in sè.
Ma chi sono i mostri selvaggi? O meglio cosa sono? Utilizzo la parola cosa non a caso… visto che il titolo originale dell’opera sarebbe Where the Wild Thinghs Are, ossia letteralmente dove sono le cose selvagge. I mostri selvaggi sono i terreni inesplorati di noi stessi dove nascono rabbia e paura (et similia), rovesci di una stessa medaglia che tentiamo con pervicace caparbietà di tenere a bada, non sempre con successo. Sì, perchè quando abbiamo paura questa sfugge al nostro controllo, ci sentiamo a disagio e il disagio fa crescere il rancore che si trasforma in rabbia per qualcosa che non riusciamo a dominare. La rabbia esonda, ma – dopo l’esondazione – tutto torna a fluire nei consueti argini. Max sa di aver disobbedito e teme la reazione della mamma, ma sa anche che lei non smetterà di volergli bene nonostante il suo comportamento da “mostro selvaggio”.
“Il paese dei mostri selvaggi” è un libro per tutte le età. Non è un libro solo per bambini. Il tessuto narrativo che lo compone è fatto a maglie larghe sicché lascia spazio all’indeterminato e ciascuno – senza discriminazioni di sorta – può riempirlo con le proprie personali wild things. Il dettato iconografico delle sue illustrazioni, fatto di inchiostri e acquerelli, nasconde – come spiega Anna Castagnoli in un bellissimo articolo apparso sull’inserto domenicale de Il Sole24 ore – una miriade di riferimenti all’arte rinascimentale italiana e all’opera di William Blake.
La vicenda editoriale de “Il paese dei mostri selvaggi” non è semplice. Dato alle stampe la prima volta nel 1963 dalla Harper&Row, non ottiene i risultati di vendita sperati. Ciò non impedisce a Sendak di ottenere nel 1964 la prestigiosa Medaglia Caldecott e nel 1988 – al venticinquesimo anniversario della sua uscita – il libro – viene ristampato in un’edizione con la copertina rigida e con il logo del premio sulla sovraccopertina. In Italia il testo fu pubblicato la prima volta da Emme Edizioni nel 1981, poi nel 1999 passò a Babalibri e attualmente i diritti di pubblicazione sono detenuti da Adelphi.
Apprezzato da librai e lettori, bistrattato da altri (quali ad esempio lo psicoanalista Bettelheim che scrisse un duro articolo dal titolo eloquente: Non lasciate questo libro di notte nella stanza di vostro figlio), “Nel paese dei mostri selvaggi” ha avuto alterne vicende di critica e di stampa (tanto che abbiamo rischiato di rimanerne orfani) riuscendo, infine, a imporsi come una delle tappe obbligate nei percorsi che vedono protagonisti gli albi illustrati di qualità.
gaberricci ha detto:
È un libro di cui ho molto sentito parlare, ma che non ho mai letto… pare però interessante, soprattutto per la parabola dell'”ordinato” che diventa “ordinante”, e subito si trasforma in ciò da cui fuggiva.
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pagsy7 ha detto:
Si! La storia in se sembra a prima lettura molto semplice, ma in realtà ogni volta che la si riprende svela dettagli, riferimenti e cifre stilistiche. Ci sarebbe da parlarne per ore… anche perchè cela molto della vita di Sendak… ad esempio: lui ha dichiarato di essere gay solo dopo la morte dei genitori perchè non voleva deluderli e dar loro un dispiacere, l’omosessualità è stato uno dei “mostri” con cui ha combattuto quando si andava formando la sua personalità. Non solo, i mostri sono pure il transfert dei parenti che andavano a trovare la sua famiglia la domenica… insomma, c’è un mondo dietro questo libro… anzi più di uno.
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gaberricci ha detto:
Ci sono delle offerte che sfrutterò;-).
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missiswhite ha detto:
I genitori sono le persone che più ci amano ma anche quelle che, in qualche modo, rendono ancor più difficile la convivenza con i nostri mostri. I giudici peggiori, proprio perché aneliamo di essere accettati per quello che siamo. L’amore incondizionato ha pieghe nascoste che restano disattese.
Libro molto interessante.
A quando un tuo nuovo scritto, mon tresor?:*
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pagsy7 ha detto:
Hai colto alla perfezione un tessuto emotivo che solo la maturità affettiva porta alla luce, per i bambini è un po’ più complicato… e questo libro aiuta a intuire. Presto, mon bijoux. Scriverò presto :*
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TADS ha detto:
mi pare un libro da leggere soprattutto tra le righe
contrariamente a quanto avviene nei paesi latini, i genitori nordici tendono a staccare tutti i cordoni ombelicali nella adolescenza, proprio per evitare di trasformarsi in zavorre condizionanti e penalizzanti. Difficile stabilire se sia o meno la strada giusta.
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