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arte, Caravaggio, Francesco Marino Mannoia, Michelangelo Merisi, Natività, Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d'Assisi, Palermo, pittore, pittura, simulacro, Sky Arte, Totò Riiina, trafugare
C’era una volta… un pittore, si chiamava Michelangelo Merisi (al secolo: Caravaggio) e direi – se vi interessa saperlo – che era piuttosto bravo. Un dì non precisato dipinse una Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi. Accadde che codesto dipinto finì sull’altare dell’Oratorio di San Lorenzo a Palermo. L’opera – come tutte quelle prodotte dal pittore, del resto – recava con sé quel magnetismo strano che esercita su ognuno qualcosa che al contempo affascina e turba. La tela fece bella mostra di sé nel medesimo loco per circa quattro secoli per poi, una notte d’ottobre del 1969, venir trafugata. Vane furon le indagini dalle polizie di tutto il mondo intraprese e il prezioso dipinto cadde nei gironi neri del Nonritorno. Sulla tela, però, le luci non si spensero del tutto, ispirando giornalisti e romanzieri che, in un border-line di realtà e immaginazione, hanno tessuto trame e congetture basate sulle fole giunte per bocca di pentiti e mafiosi. Sshhh… ascoltate, ascoltate… c’è chi ha raccontato che Totò Riina usasse il Caravaggio come scendiletto, c’è chi (Francesco Marino Mannoia, per la precisone) invece racconta che – nascosto in una stalla – fu mangiato dai maiali e dai topi per poi venir completamente distrutto in un rogo, c’è anche chi ha detto che dalle mani della mafia passò in quelle della camorra per poi finire seppellito dal terremoto in Irpinia… e così via, in un succedersi rocambolesco di ipotesi prive di riscontri certi. A circa cinquant’anni da quel doloroso furto, Sky Arte ha deciso di finanziare – avvalendosi di innovative tecnologie – una copia del dipinto perduto e, così, pochi giorni fa (il 12 dicembre 2015, per l’esattezza), un simulacro dell’originale è andato a colmare il luttuoso vuoto dell’altare palermitano.
La storia così raccontata, per quanto priva di canonico lieto fine, sembrerebbe chiusa e conclusa… peccato – però – a me resti una sorta di amaro in bocca. Mi fa sorridere (tristemente) il rincorrersi di ipotesi venute a galla dopo il furto. Non posso fare a meno di pensare che un epilogo del genere fosse nel destino di quel quadro che non ha mai avuto dapprincipio esistenza regolare (così come non lo è stata l’esistenza del suo autore). Del dipinto: non si sa l’anno di esecuzione, non si sa con certezza chi sia il committente, non si sa se sia stato dipinto a Roma o in un eventuale tappa siciliana del pittore di ritorno da Malta… dettagli fondamentali che hanno reso anche la sua attribuzione piuttosto tormentata.
So di essere impopolare, ma preferirei quell’altare restasse vuoto… per ricordarmi di non chiudere gli occhi sulla mafia, per ricordarmi dei Poteri che dovevano tutelare e hanno fallito… per ricordarmi che ogni cosa pubblica è anche mia e, se voglio che resti mia e pubblica, devo nel mio piccolo impegnarmi proteggerla e lottare perché non venga tolta… né a me, né agli altri.
… E poi, scusate, ma una riproduzione (per quanto fatta bene) non mi restituisce l’emozione impagabile della vibrazione di una pennellata che attraverso i secoli è arrivata a me!
missiswhite ha detto:
Sottoscrivo la tua chiusa con convinzione. In questo caso, la riproduzione è il memento di un fallimento: la perdita di un’opera d’arte che è, come dici tu, pubblica. L’idea che ci siano meravigliosi capolavori nelle mani di singoli che se ne sono impossessati in modo illecito, a suon di banconote, mi indigna. E ho l’amaro in bocca anche quando vedo tante opere dei NOSTRI artisti, sparsi nei musei di tutto il mondo e non dove dovrebbero essere. A casa.
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pagsy7 ha detto:
Mon amie, sarebbe meraviglioso se tutta la bellezza senza tempo prodotta dai nostri artisti tornasse nei luoghi in cui fu partorita… anche se – in realtà – temo questa cosa per l’italica incapacità non solo di tutelare, ma anche di dar valore il proprio patrimonio. Condivido l’indignazione di illecite appropriazioni e per la vile mancanza di orgoglio di chi permette questo “mercato”.
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unpodimondo ha detto:
La storia dell’arte è purtroppo piena di casi simili. Ad esempio la tavola del San Girolamo di Leonardo da Vinci (adesso ai Musei Vaticani), era stata segata in più parti: un pezzo era finito come coperchio di una cassapanca, mentre il volto era diventato uno sgabello dove un calzolaio posava le chiappe…
Certo che al posto di una copia ci sarebbe stato meglio un bel cartello con su scritto: “Rubato alla collettività dalla Mafia e non ritrovato dallo Stato”. Oppure Sky poteva scrivere la stessa frase su quel nastro in mano all’Angelo!
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pagsy7 ha detto:
Si, purtroppo so di quello scempio… così come di altri…e non solo in termini di pittura, scultura e manufatti vari, anche in termini di patrimonio librario…
Approvo la tua idea del messaggio da lasciare… altro che “Gloria in excelsis Deo” 😉
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gaberricci ha detto:
In effetti, sarebbe stato bello “segnalare” che la copia era per l’appunto una copia. Però, qui sarò impopolare, MA: se la copia è fatta così bene da non avere nessuna discontinuità con l’originale, cosa cambia tra l’esporre questa e l’esporre l’originale? Fermo restando che le parole dell’articolo sono giuste e condivisibili!
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pagsy7 ha detto:
A un occhio disattento e a una sensibilità distratta non cambia nulla, è una questione di “sentire”…di percezione, non so se riesco a spiegarmi. Caravaggio è uno dei miei pittori preferiti, trovarmi a Roma, in San Luigi dei Francesi, dinanzi a “Martirio di San Matteo” è stato diverso che trovarmi dinanzi a una riproduzione della “Morte della Vergine” esposta a Villa Borghese. Il primo era proprio lo stesso quadro, la medesima tela dipinta dal pittore, guardandola di sguincio intuivo le passate del colore, i tratti del pennello. Sapere che era proprio la tela toccata da Caravaggio, quella tela che per anni ho ammirato e studiato sui libri, sapere che erano le pennellate che avevano attraversato i secoli per conservarsi fino ai miei occhi… è stata un’emozione pazzesca. Ecco, si tratta di qualcosa di emotivo… non te la posso giustificare con una spiegazione logico- scientifica, se è quello che mi chiedi. L’arte è così…
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paroleacapo ha detto:
L’ha ribloggato su cristina capodaglio.
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